COS’È SOMATIC EXPERIENCING®?

LA RIVOLUZIONE DEL DISAGIO
Somatic Experiencing® (più avanti denominata SE) è una nuova forma di terapia neuro-fisiologica ed è attualmente uno degli strumenti più efficaci per la prevenzione, il trattamento e la guarigione dei traumi, traumi da shock e dello stress cronico in tempi brevi.  Un approccio naturale orientato al corpo, delicato e gentile, fondato e sviluppato dal medico e psicoterapeuta statunitense dr. Peter A. Levine, nei suoi 45 anni di studio multidisciplinare sullo stress e il trauma e applicazione clinica di successo. Per il suo lavoro nel 2010 ha ricevuto il premio alla carriera dall’Associazione degli Stati Uniti per la psicoterapia corporea (USABP). Nello stesso anno ha anche ricevuto la cattedra onoraria Reis Davis in Child Psychiatry per il suo innovativo contributo alla terapia per bambini e adolescenti.

COME NASCE
S.E.® nasce da un’intuizione del dr Levine a seguito dell’attenta osservazione del comportamento degli animali selvatici durante la loro vita naturale, riscontrando che sebbene siano quotidianamente minacciati ed esposti a pericoli raramente restano traumatizzati, a differenza degli esseri umani che pur essendo programmati biologicamente per superare eventi difficili risultano essere facilmente sopraffatti e spesso soggetti a sintomi traumatici.     

Il contributo più significativo di SE® è la comprensione che il trauma non è solo un fenomeno psicologico ma tutto quello che accade in un evento traumatico ed emozionale è una complessa e articolata reazione fisica, energetica, neurologica .

COME S.E.® SVILUPPA IL LAVORO

In un processo basato sul corpo,“dal basso verso l’alto” (Botton-Ap), sulla sensazione sentita (felt sense) e sulle risposte istintive, così come vengono mediate attraverso il cervello rettiliano verso i più alti livelli di organizzazione cerebrale. Una modalità che si intreccia con il lavoro del NARM, “dall’alto verso il basso” (Top-Down), che pone l’accento sulle cognizioni e sulle emozioni come punto principale. Entrambe le modalità si integrano per rendere il trattamento completo e di elevata efficacia.

“Il trauma risiede nel corpo non nell’evento in sé” – Levine

LEZIONI DELLA NATURA SULLA RISOLUZIONE DEL TRAUMA: cenni sul ciclo biologico

Cosa accade in caso di minaccia?
Per capire il trauma serve comprendere cosa accade di fronte un evento ad alto impatto emotivo che sia percepito o reale. Levine ha afferma che il trauma ha a che fare con la terza risposta di sopravvivenza alla minaccia, associata alla paura-terrore: il congelamento (Freeze) o “immobilità tonica”, nota come “il fingersi morto”.

In natura, l’animale-preda in condizione di pericolo fugge o tenta di lottare, ma quando non ha via di scampo rimane letteralmente “congelato”, assume uno stato d’immobilità pur continuando a manifestare alti livelli di attività sia del sistema simpatico che del sistema parasimpatico. Il predatore pensando la preda morta allenta momentaneamente la presa per la perdita di interesse, offrendo così alla stessa una possibilità di salvezza, che, approfittando del momento, riesce a fuggire.

Due sono le funzioni di questa risposta, aumentare la possibilità di sopravvivenza, traendo in inganno l’aggressore per scappare e non sentire alcun dolore se feriti gravemente, perché nello stato d’immobilità, la coscienza sembra abbandonare il corpo con il fenomeno che gli esperti definiscono “dissociazione”. (Se vuoi saperne di più sulle 3 modalità di risposta innate e istintive, leggi in basso alla sezione “Le risposte fisiologiche di fronte le avversità“).

Come gli animali evitano il trauma?

Sopravvivendo all’attacco, l’animale fa in modo di scaricare l’enorme quantità di energia mobilitata per la lotta e la fuga e lo fa attraverso scuotimenti, movimenti di corsa e tremori, completando il ciclo biologico e ristabilendo il normale equilibrio nel sistema nervoso. Gli effetti del trauma possono essere evitati entrando e uscendo da questo ciclo biologico.

L’essere umano ha gli stessi meccanismi di regolazione degli animali, ma la funzione di questi sistemi istintivi è spesso superata o inibita, perché nella nostra cultura ci viene spesso insegnato a razionalizzare ogni cosa cercando di capire tali eventi. Inoltre, i comportamenti appresi, la mancanza di un supporto empatico utile per recuperare in seguito all’evento, i condizionamenti psicologici, sociali e ambientali e l’eccessivo controllo sulle sensazioni e situazioni, influiscono in modo determinante sulla completa scarica delle energie di sopravvivenza mobilitate per rispondere alla minaccia.

COSA ACCADE QUANDO L’ENERGIA RIMANE INTRAPPOLATA NEL CORPO

Il corpo rimane in uno stato di allerta costante, come se il “pericolo” fosse ancora presente. Col tempo l’enorme quantità di energia rimasta intrappolata per il mancato completamento della risposta difensiva, può dare origine a innumerevoli disturbi e sintomi che possono presentarsi a distanza di settimane, mesi o svariati anni, diventando un fatto costante nella vita della persona, spesso senza che vengano collegati consapevolmente alla minaccia subita.

Una sofferenza che va ad influenzare molteplici aspetti della vita della persona, dai rapporti personali e interpersonali, alla salute mentale e fisica, alla capacità di lavorare.

Somatic Experiencing® accompagna verso una pronta risoluzione del trauma, incoraggiando e utilizzando la consapevolezza delle sensazioni del corpo per liberare l’energia intrappolata nel corpo e interrompere lo stato di allarme. In questo modo riporta il sistema nervoso all’equilibrio, e non importa quanto sia grave il trauma.

NOTE IMPORTANTI: I trattamenti di Somatic Experiencing non intendono sostituire la diagnosi e l’assistenza di un medico curante, né eventuali terapie o cure in corso, sia farmacologico o psichiatrico, ma si rivolgono esclusivamente al piano energetico e somatico della persona.

Somatic Experiencing® è un marchio registrato dalla Foundation for Human Enrichment, Boulder, Co, USA

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Il disagio o i sintomi sono segnali che richiedono la nostra attenzione, è  importante non sottovalutare i messaggi del corpo e quelli emotivi, perché più a lungo si aspetta, più forte sarà la tendenza a rassegnarsi ai sintomi che possono cronicizzarsi e dare origine a vere e proprie patologie.

 Ognuno di noi vive le esperienze in modo unico, così anche le risposte sono diverse, per questo risulta assai complicato fare un elenco di tutti i sintomi attualmente noti, molti dei quali sono stati riportati nel manuale diagnostico DSM5.

Vi sono sintomi considerati universali, essendo comuni alla maggior parte delle persone che hanno vissuto eventi traumatici, alcuni di questi tendono a comparire prima degli altri, manifestarsi a gruppi, essere stabili, instabili (vanno e vengono) o restare latenti per decenni, facendosi sempre più complessi nel tempo, questo rende difficile collegarli alla causa originaria.

La lista qui di seguito non deve essere intesa a scopo diagnostico e, chiaramente, non tutti i sintomi elencati sono riconducibili aD un trauma, né tutti quelli che manifestano uno o più di questi sintomi lo hanno subito.

La lista aiuta solo a farci un’idea sul comportamento dei sintomi traumatici, che possono persistere nel tempo, cronicizzarsi o trasformarsi in vere e proprie patologie.

Qualunque sia l’origine dei segnali fisici ed emotivi che il corpo ti sta comunicando, quando percepisci che il disagio va ad influire sulla tua vita, prenditi cura di te, senza posticipare, minimizzare o trascurare.

Sintomi specifici nell’ordine di comparsa

 A seguito dell’evento i primi sintomi che possono presentarsi sono:

  • Battito cardiaco accelerato con difficoltà di respirazione
  • Pensieri intrusivi che si affollano, preoccupazione eccessiva e costante, eccessiva sfiducia
  • Contrazione e tensioni del tono muscolare e della postura
  • Paure immotivate
  • Negazione
  • Sensazioni di impotenza, immobilità, irrigidimento o senso di congelamento nei vari ambiti della vita.

In seguito altri sintomi possono manifestarsi poco dopo o comparire più tardi:

  • Ipervigilanza (essere continuamente in uno “stato di allerta”)
  • Immagini intrusive o “flashback”
  • Eccessiva sensibilità a luce e suoni
  • Iperattività; irrequietezza (sempre nel fare, fare, non riuscire a rilassarsi)
  • Reazioni emotive esagerata di fronte rumori anche minimi, ecc.
  • Incubi e paure notturni
  • Improvvisi sbalzi d’umore: reazioni di rabbia,( verso se stessi o gli altri),nervosismo costante, scatti di collera, vergogna, disistima, senso di colpa, tristezza
  • Ridotta capacità di gestire lo stress (facilmente e frequentemente stressato/esaurito)
  • Alterazione del ciclo sonno/veglia – Insonnia o letargia

Tra i sintomi qui di seguito che possono comparire:

  • Attacchi di panico, ansia, fobie
  • Vuoto mentale o stordimento
  • Comportamenti di attaccamento, sfuggenti, di evitamento o isolamento sociale (evitare luoghi, situazioni precedenti/passate spesso inconsciamente collegate al trauma)
  • Attrazione verso situazioni pericolose o relazioni disfunzionali ( la relazione vittima carnefice ne è un esempio) anche per la difficoltà di distinguere situazioni sicure da quelle potenzialmente pericolose.
  • Comportamenti di ipercontrollo, provocatori
  • Rabbia o pianto frequente, in particolare nei bambini
  • Aumento o riduzione dell’attività sessuale
  • Amnesia e smemoratezza
  • Incapacità di amare, coltivare rapporti o impegnarsi con altre persone
  • Paura di morire, di avere vita breve o delle malattie

Ci sono sintomi che impiegano più tempo a svilupparsi, anche se non vi è una regola fissa e sono:

  • Timidezza eccessiva
  • Reazioni emotive ridotte, apatia, indifferenza, scarso entusiasmo, mancanza di energia, ecc.
  • Ridotta capacità di assumersi degli impegni, di essere motivati, di fare progetti e di realizzarli
  • Stanchezza cronica o energia fisica molto bassa
  • Disturbi del sistema immunitario e certi disturbi endocrini, quali disfunzione tiroidea e malattie psicosomatiche – in particolare, cefalee, dolori al collo e alla schiena, asma, problemi digestivi, reazioni cutanee, disturbi alimentari ecc.
  • Iper/ipotensione arteriosa
  • Sindromi del colon spastico, sindrome premestruale acuta, sindrome fibromialgica ecc.
  • Depressione; senso di disastro incombente
  • Sentirsi distaccati, alienati e isolati
  • Comportamenti di dipendenza
  • Percezione dei confini corporei assente o ridotta

Somatic Experiencing® e NARM ti aiutano ad imparare ad ascoltare i segnali del corpo e ad aumentare la consapevolezza sia fisica che mentale,  per iniziare ad elaborare il disagio ed entrare nel flusso della vita, al fine di acquisire maggior fiducia e rispetto di sè stessi e del mondo che ci circonda. Inoltre, incrementa la capacità di resilienza rispetto ad eventi stressanti o pericolosi e, a sviluppare una maggior spontaneità con la capacità di rilassarsi e godersi la vita in modo pieno e soddisfacente.

La guarigione non è legata alla rimozione del sintomo e di tutto ciò che è “negativo” ma, piuttosto, alla promozione e alla valorizzazione del “positivo” (Ryff e Singer,1996).

IN MODO NATURALE, IL LAVORO SUL TRAUMA RIPORTA A NUOVA VITA!

Il trauma è forse la causa di sofferenza umana maggiormente elusa, ignorata, sottovalutata, negata, incompresa e non curata. Somatic Experiencing®, vede il trauma non come una malattia ma come un fatto normale di vita, derivato dall’enorme quantità di energia che rimane intrappolata nel corpo, perché non si è stati nella possibilità di completare le risposta di sopravvivenza di fronte ad un evento percepito o vissuto come pericoloso o sopraffacente per la propria sicurezza e incolumità o come prodotto finale dello stress cumulativo. Col tempo, il sistema nervoso autonomo produrrà una serie di sintomi che andranno ad influire profondamente su ogni aspetto della vita.

Il cervello memorizza il trauma e la persona che lo ha subito rimane imprigionata nella coazione a ripetere, cercando inconsciamente situazioni simili nel tentativo di risolverlo, finchè non viene affrontato in modo concreto e profondo per ritrovare se stessi e il proprio equilibrio.

Fino a poco tempo il trauma veniva racchiuso in una categoria con riferimento ad eventi gravi riconosciuti, definiti “grandi traumi” o “traumi con la T maiuscola” collegati a:

  • Disastri naturali, lutti
  • Gravi abusi fisici o emotivi
  • Guerre
  • Lesioni o malattie devastanti
  • Atti di violenza assistita o subite
  • Lesioni o malattie devastanti
  • Stupro o tentativo di stupro
  • Traumi da parto (sia per la madre che per il neonato)

La realtà attuale ha riconosciuto anche una seconda categoria di eventi apparentemente comuni, definiti “piccoli traumi” o “traumi con la t minuscola”alcuni dei quali spesso banalizzati, che possono avere su una persona lo stesso effetto devastante al pari di eventi traumatici gravi. Si tratta prevalentemente di “traumi relazionali” che non mettono in pericolo la vita ma che vanno ad influire sulla formazione dell’identità e dare origine a convinzioni negative su di sé, gli altri e la vita.

L’ elenco parziale di questi eventi ha il solo scopo di fornire un’idea approssimativa:

  • Incidenti sportivi o automobilistici di lieve entità (perfino leggeri tamponamenti) specialmente quelli che causano il colpo di frusta
  • Procedure mediche e dentarie invasive, soprattutto se praticate su bambini immobilizzati o sotto anestesia
  • Cadute ed altre lesioni anche di lieve entità, maggiormente se riguardano bambini e anziani
  • Malattia, soprattutto, con febbre alta
  • Intossicazione
  • Senso d’abbandono (sentirsi abbandonato), in particolare nel caso di bambini piccoli e neonati
  • Immobilità prolungata, soprattutto per i bambini (ingessatura, fasciatura rigida, trazione)
  • Esposizione a calore o freddo estremi (soprattutto per bambini e neonati)
  • Rumori forti improvvisi (soprattutto per bambini e neonati)
  • Esperienze traumatiche nella fase Pre o Perinatale o nell’età evolutiva
  • Negligenza emotiva o fisica
  • Guardare eventi ad alto impatto emotivo che possono generare uno stress travolgente (per le persone di qualunque età può avere un impatto traumatizzante)
  • Conflitti
  • Abuso emotivo e domestico,
  • Bullismo
  • Separazioni o divorzi
  • Tradimenti
  • Offese o punizioni
  • Forti critiche

In questo senso è possibile affermare che ognuno di noi ha vissuto dei traumi ma non tutti reagiscono allo stesso modo. Un evento può essere molto traumatico per una persona e non esserlo per un’altra, poiché le persone differiscono enormemente nelle loro capacità di gestire situazioni difficili di vario genere. Molteplici sono i fattori: le diverse costituzioni genetiche, le dinamiche familiari, l’età dell’individuo, le sfide ambientali precoci, le storie di traumi specifici, dell’ attaccamento o dello sviluppo. Il trauma legato all’attaccamento nasce da un’educazione funzionale di cui i bambini hanno bisogno per sviluppare comprensione e resilienza. Molti sono i fattori che possono essere fonte di stress, creare effetti visibili o invisibili o portare ad una traumatizzazione i bambini. Per quanto un evento altamente stressante possa danneggiare i bambini quando non viene trattato, la cosa positiva è che, se sono sostenuti, protetti e rassicurati tempestivamente dai genitori o dalle persone di cui si fidano, riescono prontamente ad elaborare e superare l’evento. L’importanza di identificare i segnali, appena l’evento si è verificato, risulta essere fondamentale per metabolizzare l’accaduto e limitare le conseguenze dannose.

(Come vede il trauma un bambino? Come lo esprime? Come evitarlo e come intervenire? Per approfondire CLICCA QUI)

È importante ricordare che quando si parla di trauma è la percezione di pericolo a costituire il fattore principale e più l’età è precoce maggiori sono le conseguenze riportate .

“Le reazioni che avvengono in un evento traumatico sono essenzialmente istintive e gestite dal sistema nervoso autonomo – che regola la digestione, il riposo, la veglia, le tensioni muscolari, il respiro, la deglutizione, il battito cardiaco, gli ormoni, la sessualità, la temperatura del corpo, l’istinto protettivo. Pertanto,

NON possono essere influenzate dall’intelletto o dalla volontà. Questo spiega perchè gli approcci cognitivi e il lavoro con le emozioni possono migliorare alcuni sintomi, ma difficilmente riescono ad essere d’aiuto a risolverli.” (Levine)

S.E.® opera nel momento presente,  nel qui e ora con le risorse e il grado di resilienza che la persona porta, evita la catarsi o stati regressivi, non crea resistenze, non fa pressioni. Aiuta la persona a sostituire le risposte passive e di collasso e impotenza con altre più funzionali.

S.E.® a differenza delle terapie convenzionali, che si rivolgono al trauma portando l’attenzione principalmente attraverso i processi verbali cognitivi,  Somatic Experiencing va oltre la cura parlata, ti aiuta ad accedere alla memoria corporea, a qualcosa che i tuoi istinti e il tuo corpo sanno già fare ma che hanno dimenticato, per uscire dall’immobilità, liberare le energie bloccate e ripristinare la resilienza con un senso di maggior forza e consapevolezza.

S.E.® evita il racconto della storia diretta e intensa o dell’evento traumatico per evitare la re-traumatizzazione o ri-eccitazione di intensi stati emotivi che possono essere paurosi o che possono scoraggiare il cliente dal continuare il cammino di guarigione. Il linguaggio che viene utilizzato nel processo di terapia S.E.® serve per sottolineare e invitare le esperienze non-verbali delle sensazioni corporee interiori, il senso della posizione e dell’orientamento del corpo, le sensazioni di movimento e il senso dello spazio. (Perché evitiamo il racconto? clicca qui per approfondire)

S.E.® lavora mantenendo il focus sul funzionamento dei livelli più profondi con l’elaborazione “dal basso verso l’alto” (botton-up), dirige l’attenzione del cliente alle sensazioni corporee interiori (Felt Sens), sia viscerali che muscolo scheletriche, piuttosto che alle esperienze cognitive, per facilitate nuove esperienze correttive che portano cambiamenti nell’esperienza sentita, di sicurezza, potere e competenza.

S.E.® utilizza un approccio indiretto e molto graduale, evitando direttamente l’attivazione. Il lavoro inizia lontano dall’area di maggior disagio o l’evento traumatico, viene affrontato da ciò che si è verificato prima e dopo il nucleo principale di quell’evento. Questo permette di ridurre lo stato di attivazione e aumentare la stabilità per tollerare le forti sensazioni ed emozioni contenute nell’apice dell’evento.

S.E.® utilizza passaggi indispensabili e alcuni si ripetono nella sessione: radicamento, (grounding) “pendolazione”, risorse, “titolazione”, orientamento e capacità di scaricare il sistema neurovegetativo, in modo da ricondurci nel momento presente per riconnetterci alla nostra forza vitale.

S.E.® condivide molti componenti con tradizioni come la meditazione, il Qi-gong e lo Yoga.

È PER TUTTI! Può usufruirne chiunque desideri portare luce in ogni ambito della propria vita.

  • Per chi desidera riacquistare un senso di empowerment imparando e sperimentando la naturale capacità del proprio corpo di calmarsi dopo forti sensazioni o attivazione causata da una situazione che percepiscono come stressante o ad elevato impatto emotivo.
  • Coloro che vogliono conquistare una maggior consapevolezza, far chiarezza e sciogliere quello che viene percepito come un blocco che impedisce il fluire delle situazioni, relazioni, della vita o semplicemente sviluppare una maggior forza, vitalità, leggerezza.
  • A chi vuole raggiungere un maggior controllo sui sintomi debilitanti e le memorie inconsce.
  • A tutti i contesti e nei molteplici ambiti dove per varie ragioni sia vitale la gestione dello stress individuale o interpersonale, come: Associazioni, Ospedali, Cliniche, Gruppi di Volontariato, Corpi Speciali.

(Se vuoi sapere cosa faremo insieme, Clicca qui)

Ascoltare la voce silenziosa del corpo per uscire dal disagio e aumentare la resilienza

L’approccio basato sul trauma segue dei principi importanti, non guarda direttamente al trauma ma alla costruzione della relazione. Inoltre, si basa sui punti di forza e le abilità insite nella persona, sullo sviluppo di risorse ulteriori a quelle presenti; acquisire nuove modalità di comprensione; sulla costruzione di un senso di sicurezza, stabilità e nuove modalità di coping per la gestione delle emozioni. Non fornisce risposte ma ti aiuta a cercarle dentro di te, a vedere nuove possibilità e prospettive, sempre nel momento presente e per aiutarti e guidarti, il terapeuta può utilizzare molti  strumenti e modalità orientate all’elaborazione del trauma.

(Cosa si intende per risorse. Leggi l’articolo cliccando qui)

Sia l’approccio Somatic Experiencing® che NARMTm (Modello Relazionale NeuroAffettivo), si basano sui punti di forza naturali, tendono a modificare l’immagine interna: ogni immagine è associata ad una sensazione, se abbiamo vissuto una esperienza dolorosa, a questa, abbiamo associato immagini, sensazioni, emozioni, significato e comportamento.

  1. La qualità della relazione è in primis la cosa più importante. Sarà un’inter-azione alla pari dove, creando un ambiente sicuro, ti aiuto a stabilizzarti, a riconoscere ad espandere le risorse interne/esterne e mancanti. Insieme costruiamo un senso di sicurezza e fiducia. Passaggio indispensabile che richiede tempo e attenzione, perché nessuno è disposto ad affrontare le proprie ombre se non si fida della persona che ha di fronte.
  2. In modo graduale, con i tuoi tempi, con la sensazione di sicurezza e presenza creata, ci avviciniamo all’esperienza attraverso l’ esplorazione delle Felt Sense (sensazioni sentite). Questo consente alle energie di sopravvivenza bloccate di essere sperimentate e gradualmente rilasciate in modo sicuro, per arrivare al completamento delle risposte e all’autoregolazione del sistema nervoso.Un processo che aiuta le persone a “rinegoziare” e a guarire piuttosto che a rivivere o riattivare il trauma.
  3. Pendolazione un termine coniato dal dr. Levine per descrivere l’oscillazione naturale tra forze opposte di contrazione ed espansione. Nel riconoscere questo ritmo sperimenti un senso di flusso e impari a gestire l’attivazione. Il senso di minaccia gradualmente perde forza fino a sparire e quello che prima sembrava insostenibile diventa più tollerante: puoi guardarlo senza esserne sopraffatto.
  4. Gli interventi sono condotti in modo centrato sul cliente e “titolati”, significa entrare in piccoli frammenti dell’esperienza traumatica. A piccoli passi sarai guidato all’interno dell’esperienza, “si entra per poi tirarsi indietro” in modo lento e con il tuo grado di resilienza, senza sentirti sopraffatto e senza causare ri-eccitazione di stati emotivi intensi o dolorosi disturbi fisici.  Nell’intero processo sono costantemente in contatto empatico con te. Restando in ascolto delle tue sensazioni ed emozioni, ti aiuto a contenere, regolare e scaricare poco a poco, gli stati di alta attivazione al fine di ristabilire l’equilibrio nel sistema nervoso con una presenza vigile e rilassata.
  5. Fondamento dell’intero processo la delicatezza, l’empatia, il rispetto, il contenimento del cliente. Tutti aspetti che contribuiscono in modo tangibile ad aprirsi, con la capacità di af-fidarsi all’evoluzione del processo interattivo, di trasformazione e co-creazione.
  6. Prendersi il giusto tempo: che non significa solo rallentare per godere dei momenti di vita quotidiana ma vuole dire, rispettare i tempi utili che servono per ri-costruire la propria individualità, sia che si tratti di un viaggio verso il benessere e la cura di sé o di un processo di riparazione o recupero o di elaborare quanto fino ad oggi ha disturbato ed influito sul tuo percorso di vita, bisogna mettere in conto 3 aspetti fondamentali, tempo, pazienza e fiducia ma i benefici possono essere definiti “una porta aperta verso la vita”

NEL VIAGGIO VERSO LA RISOLUZIONE DEL TRAUMA E DEL DISAGIO È POSSIBILE RI-CONQUISTARE

  • La comprensione che quello che stai vivendo è normale, non sei “pazzo”, non devi provare vergogna.
  • Maggior forza e auto-consapevolezza: riconoscere e gestire i segnali del corpo e della mente
  • Capire e imparare a sviluppare confini sani, anche riconoscendo e rispettando e far rispettare i propri bisogni e desideri .e dire no in modo appropriato
  • Sviluppare una maggior resilienza e autostima
  • Incrementare punti di forza e abilità
  • Senso di coinvolgimento ed energia nell’affrontare la vita
  • In grado di creare e accedere alle risorse
  • Riuscire a rallentare e godere del momento presente con un senso di sicurezza
  • Maggior autoregolazione degli stati emotivi e delle sensazioni
  • Accettazione senza controllo, allontanamento o giudizio
  • Senso di fiducia, speranza, sicurezza
  • Curiosità e senso di esplorazione
  • La rievocazione del trauma gestibile e senza attivazione
  • Chiarezza di pensiero e mente calma
  • Ripristino del ciclo del sonno e della capacità di riposarsi
  • Sviluppo della compassione verso se stessi e gli altri
  • Spiritualità consapevole
  • Connessione, Presenza, Stabilità, Chiarezza
  • Capacità di impegno sociale, forza, entusiasmo … IL RESTO È TUTTO DA SCOPRIRE E DA VIVERE!

“È un processo naturale che non si concentra sul “rivivere il passato”, ma sul “rilascio del passato “

Somatic Experiencing® e NARMTm gli approcci che vanno oltre la cura parlata

  1. FRAMMENTAZIONE E IPERAROUSAL Quando di vive un evento altamente stressante, che può rappresentare un vero e proprio trauma, c’è il rischio ad accelerare le cose. Ignorando le parti di sé più coerenti o funzionali, si è spinti a raccontare la storia facendo emergere reazioni emotive intense, andando in iperarousal che, equivale al rischio di una cronicizzazione delle risposte disadattive con un prolungamento delle stato di iperattivazione . Questa è una caratteristica del trauma. Rallentare e lavorare con piccoli pezzi diventa imperativo, per ri-organizzare, integrare e creare tanti punti di forza interni!
  2. ABBIAMO DELLE BARRIERE PROTETTIVE il cervello per tanti buoni motivi, cerca di tenere i ricordi traumatici lontani. In caso di trauma i ricordi si frammentano come un puzzle, tante parti vengono dimenticate e nella rielaborazione la storia potrebbe non avere un ordine o avere delle parti mancanti o non coerenti o disorganizzate. Il racconto aumenterebbe l’incoerenza andando ad alimentare il senso di frustrazione, di confusione e fragilità.
  3. RE-TRAUMATIZZAZIONE. Il trauma è una ferita dell’anima sempre viva fino a che non si sana. Molte persone vittime di un trauma non sanno come proteggersi, parlare del trauma significa ri-viverlo con il rischio di sentirsi inondati da reazioni travolgenti durante il processo, se il loro sistema nervoso non è in grado di regolare se stesso, andando anche a rinforzare le abitudini disadattive acquisite in passato.
  4. EVITARE CHE IL MURO DEL DISAGIO DIVENTI PIÙ SPESSO. Raccontare e raccontare è come se volessi abbattere un muro a mani nude e più cerchi di abbatterlo più diventa resistente, lo stato di allerta aumenta, sembra troppo grande per superarlo o abbatterlo con la sola forza di volontà o la razionalità. Gradualmente, in modo delicato, occorre togliere il muro piccoli pezzi alla volta, per imparare a gestire l’attivazione, sentirsi più sicuri trovando nuove risorse interiori, per far emergere la forza vitale che è posta dietro, senza avere effetti di congelamento o paralizzanti. Nel tempo ci si accorgerà che la storia può essere espressa senza essere invasi dalla tensione e dal senso di sofferenza, essendo diventata meno attivante.
  5. IL CORPO HA UNA MEMORIA, ricorda tutto ma proprio tutto, senza tralasciare nulla. I ricordi traumatici rimangono ancorati alle sensazioni fisiche e agli schemi motori. Raccontare la propria storia nell’immediato può avere l’effetto di un vaso che si svuota e apparentemente dare l’impressione di sentirsi meglio, anche solo per il fatto che qualcuno ci ha ascoltato, ma questo impedisce di entrare in contatto con le tracce traumatiche e imparare a gestirne le manifestazioni. (Levine, Trauma e memoria)

Imparare pian, piano a prendere contatto con quella parte di noi che è la sede del nostro sentire per elaborare i nostri vissuti e ri-trovare la nostra parte più vera: il nostro Sé.

FIGHT, FLIGHT, FREEZING,  FAIT

Tutta l’organizzazione del sistema nervoso simpatico e parasimpatico, sistemi componenti del sistema nervoso autonomo (SNA), si attiva nel reagire ai momenti della vita, più o meno intensi, di pericolo o di avversità e alle emozioni collegate. Stephen Porges (2001) ci dice che le nostre modalità di reazione sono particolarmente influenzate dall’esperienza di attaccamento e da come si sviluppano i primi momenti di vita.

Nella quotidianità siamo perennemente in equilibrio con l’ambiente che ci circonda e con il mondo.  Di fronte a un ostacolo, una lite, un esame da sostenere, un imprevisto lavorativo e tante altre situazioni tipo,  il nostro sistema si attiva per fornire le risposte necessarie per gestire l’evento, spesso non senza un sottile filo d’ansia (che nei limiti ha un valore adattivo nella nostra vita). Nella gran parte dei casi davanti a queste sollecitazioni, siamo in grado o quasi di gestirle ed affrontarle passato il momento tutto rientra spontaneamente nella normalità.

Quotidianamente possiamo entrare ed uscire da questo meccanismo anche più volte, senza riportare danni.

Poi vi sono momenti nella nostra vita che possono essere più intensi e particolarmente delicati rispetto ad altri, cioè situazioni, eventi o sollecitazioni che alimentano reazioni emotive forti quali frustrazione, rabbia, paura costanti che, se troppo intense o prolungate,  ci espongono davanti al serio pericolo di sviluppare uno stress cronico.

In presenza di un evento altamente stressante dove emerge forte la paura il SNA, grazie al Sistema Nervoso Simpatico imputato all’azione, possono innescarsi risposte fondamentali del sistema contro il pericolo quali la fuga (Flight) o l’attacco (Fight). Diversamente, quando non è possibile lottare o fuggire, entra in gioco Sistema Nervoso Parasimpatico con una risposta d’immobilità, una paralisi che rende incapaci di reagire e di attivare le risposte difensive. Quest’ultima modalità corrisponde ad uno stato di congelamento (Freezing) da paura dove la persona può restare congelata anche nelle emozioni. Il sistema sembra andare il tilt. La sensazione è quella di non avere vie di fuga. Quando nessuna di queste strategie  sembrano non funzionare l’unica risposta possibile è il Faint, la disconnessione momentanea dall’esperienza con il crollo improvviso del tono muscolare e della frequenza cardiaca. Quando questo meccanismo di difesa si prolunga interviene una frammentazione della memoria traumatica e possibili sintomi dissociativi.  L’’impossibilità di integrazione determina un’ampia gamma di disturbi e sintomi.

Tutte queste risposte si attivano in modalità automatica essendo  al di fuori del controllo del nostro cervello razionale: la Neocorteccia

LIVELLI DI RISPOSTA

Inizialmente, nel primo livello di risposta, davanti al pericolo che sia reale o percepito, l’essere umano reagisce con comportamenti comuni anche ai mammiferi, attiviamo l’orientamento o coinvolgimento sociale, ci guardiamo intorno in cerca di aiuto, supporto e conforto. Tutto il sistema nella situazione di stress si prepara attivando un attenzione vigile, aumenta la frequenza del battito cardiaco, il viso impallidisce, la respirazione si altera, si percepiscono sudori freddi, si dilatano le pupille, la salivazione diminuisce, i muscoli si irrigidiscono pronti all’azione, grazie al sangue carico di adrenalina che affluisce nei muscoli. Un attivazione connessa anche a cambiamenti ormonali dove il SNA secerne una serie di ormoni per fronteggiare la situazione.

Se il pericolo rientra e le risposte alla minaccia vengono completate il sistema nervoso ritorna alla normalità e all’equilibrio.

Se la minaccia è sopraffacente e nessuno risponde alla nostra richiesta oppure non si ha il tempo perchè il pericolo è incombente, entra in gioco il secondo livello: l’attacco o la fuga

Il circuito della paura predispone al pericolo ancora prima di comprendere quale sia la  minaccia perché agisce al di fuori del diretto controllo conscio e razionale.

Con il fallimento del primo e secondo livello, dove non si è potuto lottare o fuggire, entra in gioco Il terzo livello  che corrisponde allo stato di immobilità o congelamento. Tutto il sistema che prima si era attivato rallenta, si riduce il metabolismo in tutto il corpo che si congela e infine, se non ci sono altre possibilità, si disconnette dall’esperienza collassando, non si percepisce né  dolore, né le persone intorno.

In seguito all’evento traumatico la mente si orienta verso modalità difensive e di relativa sicurezza cioè, tende a nascondersi dietro un’amnesia, a rimuovere, a celare. Il sistema percettivo si altera perché il Sistema Nervoso lavora in modo diverso, il corpo bloccandosi nella modalità di sopravvivenza, entra in un perenne stato di allerta e per la persona che ha vissuto un trauma, ogni situazione che si presenta, anche innocua, può essere percepita come un potenziale pericolo, avrà difficoltà ad esprimere i sentimenti, condividere e fidarsi: anche la semplice carezza, una passeggiata  o trovarsi in situazioni nuove, che sia lavorativa o relazionale può turbare profondamente o terrorizzare. Può accadere di restare bloccati davanti a una scena di violenza o in una discussione, rimanere senza parole come congelati; svenire durante un prelievo del sangue; reagire in modo esagerato di fronte situazioni apparentemente innocue; avere risposte emotive intense come paura, rabbia, ansia o disgusto alla vista di immagini senza sapere perché; evitare luoghi o situazioni che possono essere attivanti, avere comportamenti protettivi (tipo chiedere di essere sempre accompagnati). La persona vive la propria vita come se dovesse combattere contro dei nemici e tutte le energie vengono utilizzate per proteggersi da persone o situazioni che non esistono.

Le situazioni possono essere mal interpretate, ogni stimolo può generare attivazione, sia di giorno che di notte e la persona trovarsi inconsciamente a rivivere un’esplosione di emozioni quali rabbia, paura, vergogna, con l’incapacità di esprimersi. Se poi queste situazioni sono accompagnate da sintomi fisici, pensieri catastrofici, da un controllo sostante senza la capacità di rilassarsi, non aspettare, non analizzare, non giudicarti fragile, incapace o inadeguato … sono tutti segnali che vogliono essere ascoltati!

IL TRAUMA È UN FATTO NORMALE DI VITA NON UNA CONDANNA A VITA!

 

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